Il mio follicolo era lì: bello, grande e pronto per esplodere sullo schermo dell’ecografo della mia ginecologa.
“Questo domani scoppia”. Ha detto lei. “E’ un momento buono per concepire”.
Piena di speranze ho raccontato quanto visto a mio marito e con lo stesso entusiasmo, quella sera, ci siamo amati, desiderati, coccolati.
Tolti un paio di tentativi con i test per l’ovulazione (abbandonati praticamente subito), quella era stata la prima volta in cui avevamo avuto la certezza che la mia ovulazione si stava verificando e il solo fatto di aver casualmente avuto la fortuna di scoprirlo mediante una visita di routine ci era parso un segno del destino: quella era la volta buona; ne eravamo convinti, ce lo sentivamo nelle vene.
Per tutta la durata della fase luteale non ho fatto che sentirmi strana: il seno grande come mai prima, le ovaie doloranti dal primo momento e mal di schiena fisso. Tutte cose che, sì, mi erano già capitate, ma mai così, mai tutte insieme.
Ormai mancava poco al fatidico “time-out”. Normalmente ho sempre qualche perdita spot prima dell’arrivo della mestruazione vera e propria, ma ero certa che questa volta non avrei avuto questo sintomo. D’altro canto ne eravamo convinti: questa volta sarei rimasta incinta.
E invece…
La carte igienica sporca delle consuete macchiette rosa ha infranto d’improvviso il nostro sogno. Di nuovo quell’amarezza, di nuovo quella sensazione di solitudine nel bagno, io e la mia carta igienica sporca.
“Mi dispiace, Amore mio, nemmeno questa volta è successo”. E così un lungo abbraccio ci ha riportato con i piedi per terra.