Per anni non sono riuscita a dire che ero mamma grazie alla PMA, mi vergognavo quasi fosse una colpa.
Poi arriva il giorno dove fai pace con te stessa e ti perdoni.
Ti perdoni per non esserti accettata così come sei.
Ti perdoni perché hai avuto la fortuna di raggiungere il tuo più grande desiderio.
Ti perdoni perché invecchiando cambiano i punti di vista.
Ti perdoni perché hai capito che non è una colpa.
Da sempre il mio unico desiderio era quello di avere una famiglia e dei figli, tanti figli.
Volevo diventare mamma da giovane, volevo godermi con un po’ più di leggerezza e incoscienza la crescita dei bambini.
Non avevo preso in considerazione la possibilità di non avere figli, di non trovare il compagno giusto, o qualsiasi altro impedimento, la cosa che da sempre per me era la più naturale e normale per ogni donna non poteva non accadere.
Ma la vita non è mai andata da subito come immaginavo e allora dopo i primi mesi dove anche se un figlio non arriva è tutto normale, iniziarono le ansie, le preoccupazioni, e le paure per l’impossibilità di rimanere incinta.
Prima di accettare l’evidenza e decidere se ricorrere alla procreazione medica assistita provi di tutto:
provi a non pensarci e fai l’amore quando ti va
provi a pensarci e fai l’amore solo nei giorni giusti
provi a prendere la temperatura basale (termometro speciale, sveglia sempre alla stessa ora e grafici per capire dopo mesi qual è il giorno perfetto e sperare che non scenda mai…)
provi a prendere integratori consigliati dalle amiche (perché tutte abbiamo un’amica che è rimasta incinta dopo aver preso qualche “bacca miracolosa“)
provi a monitorare l’ovulazione con gli stick canadesi (anche qui mesi e mesi di studio per comprendere come mai quelle lineette non sono mai così nitide come quelle del foglietto illustrativo)
provi, provi e provi…
Ma ogni mese alla vista del ciclo ti si spezza il cuore.
Perché se cerchi un figlio così intensamente, altrettanto intensamente la tua mente si burlerà di te facendoti percepire tutti i possibili sintomi di una gravidanza già dal giorno dopo il rapporto perfetto (quello avuto esattamente il giorno nel picco dell’ovulazione confermato dagli stick, muco, e dolorini alle ovaie).
Quanti test negativi, fatti da sola senza confidarlo a nessuno e buttati via con le lacrime agli occhi.
Dopo averle provate tutte senza alcun risultato ho iniziato a vergognarmi, come fosse una colpa.
La colpa di non riuscire a fare un figlio.
La colpa di essere una donna a metà.
La colpa di sentirmi sbagliata.
Ma le colpe sono altre!!
Così dopo aver sempre sorriso e risposto un secco ma poco convinto “non adesso!” all’unica domanda che non avrei mai voluto sentire :”Allora, quando lo fate un figlio?”, è arrivata la consapevolezza del “così non può continuare”, dovevo decidere se davvero desiderassi un figlio e farmi seguire in un centro per l’infertilità o farmene una ragione accettando quello che la vita aveva in serbo per me senza sensi di colpa vivendo il presente senza SE e senza MA.
Ai sensi di colpa per fortuna c’è una fine e scatta qualcosa nella mente che ti dona la consapevolezza di un futuro felice qualunque esso sia.
Questa è la prima volta che scrivo e parlo della mia infertilità, delle difficoltà vissute prima di stringere tra le braccia il dono più prezioso, non riuscivo ad accettarlo, ma dopo la malattia vedo il mondo da un’altro punto di vista e anche quello che prima mi lacerava l’anima adesso mi sembra un dono.
Mi sembra un dono essere riuscita a partorire in casa dopo aver scelto durante la gravidanza di farmi seguire dall’ostetrica.
Vorrei che nessuna donna mai si sentisse come mi sono sentita io, inadeguata, sbagliata, in colpa e vorrei che ogni donna un giorno potesse come me ritenersi fortunata.
Mi sento una donna fortunata perché ho avuto la possibilità di avere due bimbi, uno è arrivato grazie alla testardaggine della sua mamma e del suo papà che non si sono mai rassegnati ad una vita senza figli e hanno fatto più tentativi di procreazione medica assistita, fino al positivo di novembre 2011. Eravamo seguiti presso il Promea da dicembre 2010 ed era il mio terzo ed ultimo tentativo.
Hai presente quelle date che non si scordano mai?
Una di queste per me è il giorno in cui, dopo aver fatto (tremando e pregando chiunque fosse in ascolto) l’esame del sangue 14 giorni dopo la ICSI, mi hanno chiamata dal centro di PMA per comunicarmi l’esito delle Beta Hcg: “Signora sono positive, lei è incinta!”
Il cuore sembrava esplodermi nel petto, non si fermava più!!! E continua a battere ancora così ogni volta che guardo Sara dopo quasi 5 anni.
L’altro piccolo è arrivato in maniera naturale e inaspettata dopo 3 tentativi andati male di PMA come spesso accade quasi a burlarsi di tutte le sofferenze. Perché anch’io potessi dire una cosa nella quale non credevo e che detestavo sentirmi dire: “Ma lo sai che quando ho smesso di pensarci è arrivato!!”
Le colpe sono altre e ricorrere alla PMA per realizzare un sogno ed avere la famiglia che desideravo non è una cosa di cui vergognarsi.
Mi piacerebbe essere d’aiuto alle donne che sono all’inizio di questo difficile, duro e a volte lungo percorso, così ho deciso di raccogliere e condividere testimonianze, emozioni ed esiti positivi per dare speranza a tutte le future mamme.
Post pubblicato sul blog Lettoaquattropiazze.it