La mia storia è in parte già iniziata, in parte ancora da scrivere. Così come la ricerca di un figlio non arriva nel momento in cui ci provi, ma nel momento in cui inizia dentro di te un desiderio inspiegabile, incontenibile, di costruire qualcosa, di donare la vita, di dare un senso alla tua e a quella del tuo compagno.
Io e il mio compagno abbiamo iniziato a “cercare” di avere un figlio due anni e mezzo fa, un tempo che mi sembra passato così in fretta, un tempo che invece a volte mi sembra un secolo. Credo che ogni donna che abbia lo stesso enorme desiderio abbia provato la stessa enorme frustrazione, mese dopo mese, nel sentire quei maledetti sintomi e nel vedere quelle odiate macchie rosse.
Un incubo che comincia a toglierti fiducia in te stessa e che senza rendertene conto condiziona la visione che hai di te come donna. Ma solo qualche giorno fa, mentre piangevo al telefono con una ignara quanto stupita operatrice della reception di un Ospedale, mi sono resa conto di quanta rabbia e frustrazione avessi accumulato e di quanto il tempo, cosa cui prima non facevo caso, mi sembrasse ora non bastare o sfuggirmi di mano.
Ho chiamato un Ospedale della mia Regione, consigliato dal mio ginecologo, specializzato in PMA. La difficoltà a non trovare il telefono occupato, dopo giorni di tentativi, mi stava già portando all’esasperazione. Ma la risposta che mi ha dato l’operatrice mi ha definitivamente gettato nel panico: “Signora non se ne parla prima di Giugno per la prima visita e poi ci vogliono comunque mesi prima di iniziare il percorso”.
E lì un pianto, improvviso, incontenibile…l’operatrice ha cercato di calmarmi e di chiedermi cosa avessi, e io le ho detto che da donna era molto difficile pensare, dopo aver già atteso due anni e mezzo, di dover ancora aspettare mesi e mesi prima di iniziare questo percorso. Un pianto liberatorio, che mi serviva, sì proprio con una sconosciuta al telefono, che di telefonate come questa ne sentirà migliaia.
Da quel giorno ho pensato di meno a quanto tempo mi ci vorrà per iniziare questo percorso, ma solo a godermi nell’attesa tutto il bene e le cose belle che ho, a pensare al presente prima ancora che al futuro. E forse questo pensiero in qualche modo mi ha portato fortuna, perché poi ho provato a sentire un altro Ospedale, consigliato da una amica che ha già fatto la PMA, e mi è stata data una visita subito perché si era liberato un posto. Una buona stella? Il segno del destino? Non lo so. Di certo quella che vi ho raccontato adesso non è la fine di una storia, ma solo l’inizio.