“Ne basta uno” è quello che mi sono sentita ripetere per buona parte della mia stimolazione ormonale, c’ho sperato, c’ho creduto, ma per il momento non è bastato. Ma facciamo un passo indietro…Dunque, ho 38 anni e mio marito 47, ci siamo conosciuti circa 7 anni fa e sposati 4 anni fa e lo so cosa state pensando: “perché c’avete messo tanto a decidervi a fare un figlio?”
E’ quello che vedo passare nella testa di tutti quelli che ci guardano quando diciamo che non riusciamo ad averne, quindi tranquille non ce l’avrò con voi per questo pensiero. Ma nella vita non è sempre tutto così lineare, non sempre tutto va come dovrebbe andare. Non sono mai stata una di quelle donne nate con il desiderio di maternità, i bambolotti li sgridavo più che coccolarli mentre amavo giocare con le barbie, inventavo storie dove erano protagoniste di film, di sfilate, donne in carriera dai lunghi capelli biondi che se la spassavano con Ken sulla spider rosa shock, nel mio mondo immaginario.
Mi sono divertita, ho avuto tanti ragazzi e fino a qualche anno fa non ero per niente pronta ad avere figli, quando me lo chiedevano li guardavo con orrore dicendo assolutamente no è troppo presto! Perché è vero per me era troppo presto, non ero pronta a perdere la mia libertà, ma non intesa come uscite bevute o altro, quelle non mi sono mai interessate più di tanto, ma libertà intesa come padronanza del mio tempo, di me stessa, del mio corpo, ero ancora completamente solo figlia e per niente mamma.
Poi ho conosciuto P., mio marito, e ho iniziato a vedere il mondo con occhi diversi. Ho trovato il pezzo che si incastrava con me e nonostante un primo anno di matrimonio non facilissimo a causa di problemi seri lavorativi e della mia difficoltà a prendermi le mie responsabilità accettando di non essere più una sciocca ragazzina ma di essere ormai diventata grande, abbiamo superato tutto e quel giorno è arrivato.
E’ arrivato il giorno in cui ho pensato che avrei voluto diventare madre, è arrivato il giorno in cui ho fatto una scelta, ho messo via i giochi e mi sono decisa che quella era la mia strada, volevo che P. fosse il padre dei miei figli. Beh, volere è potere!! Nessun detto è mai stato più schifosamente falso di questo.
Volere non è per niente potere e c’ho sbattuto la faccia contro quando mi sono resa conto che dopo 6 mesi di tentativi mirati, di stick per l’ovulazione, di gambe all’insù e di balletti per favorire la fertilità, non accadeva un bel fico secco di niente. Così abbiamo preso in mano la situazione, ci siamo tirati su le maniche e abbiamo chiesto aiuto ad un centro per la fertilità.
Ricordo bene quel giorno, mi sono presentata in privato da questo dottore, con una serie di esami di routine fatti ogni anno, niente di più, convinta che mi avrebbe fatto fare qualche altro esame, trovato il mio problema e sarei diventata madre, come tutte. Invece mi visitò, mi guardò e mi disse: “Al giorno d’oggi ci si mette a fare i figli quando ormai è troppo tardi, se ci provate da 6 mesi senza successo, difficilmente accadrà, perciò controlliamo le tube, ma la metto in lista d’attesa per una Fivet, intanto passano altri sei mesi nel frattempo, se accadrà il miracolo ci chiami se no ci si rivede per la pma”.
PMA…..l’acronimo di POVERA ME AIUTO? Si anche, ma più che altro di Procreazione Medicalmente Assistita. Si, seduta lì in quello studio, quell’ uomo con i baffetti mi stava dicendo con la tranquillità con cui il salumiere mi dice “sono 3 etti e mezzo, lascio?” che sarei stata una di quelle donne torturate dalle cure, dalle punture e dai bombardamenti ormonali.
In macchina io e mio marito ci siamo guardati, ci siamo domandati perché proprio noi, una risposta non l’abbiamo trovata perciò ci siamo presi la mano a vicenda e abbiamo iniziato questo cammino.
Non sono più tornata dal dottore con i baffetti, quell’ ambiente era freddo e sterile e non nel senso in cui è normale che lo sia. Un giorno, su consiglio di un’amica, senza ascoltare nessun parere ho composto un numero di telefono e ho preso appuntamento in un centro di Milano e li ho trovato un’equipe che come una famiglia mi ha tenuto la mano in questo mio primo tentativo.
Mi hanno accompagnato, seguito, coccolato e non ho mai avuto un dubbio o un momento di incertezza grazie a loro. Ho sempre saputo cosa dovevo fare e cosa stavo facendo passo dopo passo e non ho mai avuto paura, nemmeno il giorno del pick up mentre l’anestesista mi accarezzava il volto per accompagnarmi nel sonno e non mi sono mai sentita sola nemmeno quando ho comunicato alla Dottoressa che dirige il centro le mie beta negative.
Dottori che da altre parti sono inarrivabili e irraggiungibili, in questo posto mettono a disposizione il loro sapere ma soprattutto il loro cuore, per te e per il tuo sogno e per questo non li dimenticherò mai anche se dovessi fare altri due tentativi a vuoto. E’ passato un mese da quell’ esito negativo, avevo due embrioni dentro di me di qualità A ma sono volati via o per dirla in modo meno poetico e ancestrale sono semplicemente stati assorbiti dal mio corpo perché evidentemente non era il momento, non era destino, non era cosa.
Non importa, è stata un’esperienza, un altro tassello che compone il puzzle della mia vita e chissà quante esperienze e avventure ancora mi aspettano. Vi state chiedendo se ci riproverò? Certo, non voglio vivere con questo rimpianto, ma dopo aver fatto quanto nelle mie possibilità, accetterò quello che la vita avrà voluto darmi.
Ricordatevi che siamo tutte prima donne che madri, siamo una forza della natura, spesso incomprese, troppo spesso maltrattate, poco considerate sia nella società che sul lavoro, mai aiutate e sempre messe alla prova o spinte al limite, perché un padre che lavora tanto è un ottimo padre ma una donna che lavora tanto è solo una pessima madre che non segue i suoi figli, perché un uomo che lavora ma cerca di realizzare i suoi sogni viene sempre agevolato mentre una donna che lavora ma nel frattempo vuole intraprendere un percorso di pma deve stare zitta e non raccontarlo a nessuno , fingendo di essere stata malata, operata o addirittura in vacanza. Ma al netto di tutto ciò, nonostante secoli di battaglie e di insuccessi, comunque sia , sia che diventeremo madri o meno saremo sempre delle donne meravigliose, non dimenticatelo mai, non perdetevi mai nelle lande del vostro dolore.
A chi mi leggerà, voglio dire che non concluderò questa storia con un lieto fine perché al momento purtroppo un lieto fine non c’è e non so nemmeno se mai ci sarà per me, ma spero che le mie parole vi abbiano comunque lasciato un senso di serenità e di positività, perché ricordatevi sempre che la vita è un morso e dipende tutto dal sapore che vi capita di sentire dandolo, a volte dolce, a volte amaro ma l’importante è aver avuto la possibilità di assaggiare.
Un abbraccio
A.
3 risposte
Grazie per le tue parole!
Grazie…mi approccio a queste storie sempre timorosa…invece dalla tua percepisco forza e tenerezza…grazie..
Grazie mille la tua storia mi ha toccato molto