Ho imparato, mio malgrado, cosa significhi vivere sulla propria pelle che “un figlio non è un diritto”… E da lì tante altre cose. L’attesa, soprattutto. Io, che sono nata attaccata alla mania del controllo… Ho imparato a dover lasciare andare, aspettare, lasciar fare… Non poter sapere, gestire, agire…
Oramai tanto, quasi tutto, mi scivola addosso…
Non soffro nemmeno troppo, più, per quelle mani sulla pancia che seguono le solite domande indiscrete, del tipo: “e tu, quando lo fai un figlio?”
Che poi… Perché lo chiedono “solo” a me? Anche mio marito non ne ha ancora uno, purtroppo… Ma pare il tempo scorra solamente per me… Per il mio corpo… Il mio utero vuoto, come fosse uno yogurt in scadenza..
La cosa che veramente, ancora, non accetto è il poco parlare… Non tanto di quando, appunto, un figlio si fa… Ma di quando, quanto, perché… Un figlio non c’è, non arriva… Un tabù… Esami, visite, approfondimenti… PMA, infertilità, aborto, tutta una cosa da mettere e nascondere sotto il tappeto… Questo fa veramente male.
Però è a questo che devo dire grazie… L’infertilità mi ha insegnato l’attesa…
Vorrei sperare che la vita si renda conto che la ho imparata, la lezione, e mi ripaghi presto.