Decido di scrivere oggi questa storia perché domani devo fare le beta al 10 pt e la mia vita potrebbe cambiare… Oppure no, come tutte le altre volte ma vorrei fissare nero su bianco dei sentimenti che potrei dimenticare.
È incredibile come si possano creare così tante aspettative su di un numero ed è altrettanto incredibile come l’essere umano riesca così facilmente a dimenticare. Nell’arco della mia esperienza di donna mi sono sempre trovata in bilico tra il volere almeno 3 figli e dunque, una famiglia numerosa e la paura (a questo punto penso fosse consapevolezza) di non poterne avere.
All’epoca era una paura a lungo termine. Nel periodo dell’adolescenza e di giovane e donna invece, la paura a breve termine era proprio quella di avere dei figli, di rimanere incinta durante il percorso universitario e di interrompere la rincorsa alla laurea. Se solo avessi saputo, mi sarei evitata tante ansie inutili.
L’ingenuità di non sapere che non si può controllare la vita ma che le cose accadono o non accadono senza il nostro volere l’ha fatta da padrona finché non è arrivato il silenzio in tutte le sue forme e poi la consapevolezza vera e propria.
Quel silenzio si è insediato nella nostra vita nel 2016 e all’inizio non si faceva riconoscere perché si era mascherato da rabbia, poi è diventato assordante e intenso e noi siamo diventati piccoli piccoli. Ora, nel 2022 dopo un faticoso lavoro si coppia, lo stesso silenzio è diventato piacevole e desiderato. Ciò implica l’accettazione ma non la rinuncia, la resilienza ma non l’abbandono.
Essere fertili significa essere produttivi, essere dotati di capacità inventiva, essere fecondi di idee e di opere. Dalla mia infertilità è nato il libro “lettere dal fronte” e spero che queste mie parole possano aiutare chi legge a non fossilizzare il significato di fertilità solo da un punto di vista ma concentrarsi anche sugli altri significati che questa parola polisemica propone.
Un abbraccio
R.
#UnastoriaUnlibro