La mia storia

Mi chiamo Lina, ho 46 anni, e questa è la mia storia. Il mio viaggio alla ricerca di un figlio è iniziato 8 anni fa, quando conosco mio marito. Sono stati anni difficili in cui abbiamo vissuto momenti dolorosi che continuiamo a fronteggiare. Solo oggi, grazie anche ad un percorso di terapia di coppia, ho deciso di condividerlo.

Fin dai primi mesi di convivenza sia io che il mio compagno abbiamo iniziato a vivere con una certa ansia la ricerca di un figlio e la frustrazione ci porta a chiedere subito aiuto alla fecondazione assistita. Non sono molto convinta di iniziare questo percorso così presto ma l’inquietudine e la delusione di vedere intorno a me coppie avere figli senza problemi mi fanno illudere di poter arrivare subito al mio obiettivo.

Per il poco tempo che abbiamo provato da soli e l’assenza di problemi specifici ci consigliano di provare prima con l’intrauterina che non va a buon fine. Così il passo successivo è la FIVET. Affrontiamo 6 transfert cambiando anche clinica. Solo in due occasioni le beta sono positive ma la gravidanza non è mai andata avanti. Al secondo impianto abbiamo l’illusione di esserci riusciti ma alla 7 settimana ho un aborto. Nell’altro caso di positività le beta si abbassano al secondo controllo.

Gli anni dal 2013 al 2018 sono stati duri, più cercavamo un figlio più io e mio marito ci allontanavamo vivendo ciascuno il proprio dolore in modo personale e riservato, non solo facevamo fatica a raccontare quello che stavamo vivendo alle nostre famiglie ma non riuscivamo a parlare tra noi profondamente. Mio marito era convinto che avevo bisogno di tranquillità e non mi raccontava la sua frustrazione per proteggermi, io continuavo a ripetergli che ce l’avremo fatta ma per me era grande la sofferenza di non riuscirci da soli e dover ricorrere all’aiuto medico. Non accettare questo sentimento mi ha allontanato ancora di più da  quello che tanto cercavo e tranquillizzare mio marito ha fatto sì che non si sentisse accolto nel suo dolore.

Ognuno di noi attribuiva un pezzetto di responsabilità alle scelte  sbagliate dell’altro, senza però dircelo apertamente: io lo incolpavo di aver insistito nel ricorrere alla FIVET e lui a me non di averci mai creduto. Tutto questo non detto emerge con la prostatite di mio marito, un altro grosso ostacolo da superare e col quale ancora oggi facciamo i conti.

Dopo un percorso di terapia individuale, iniziamo la ricerca di un terapeuta di coppia. Nella seconda clinica a cui eravamo approdati, ad un certo punto ci viene offerta l’opportunità di alcuni incontri di sostegno psicologico, accettiamo e lì finalmente troviamo la persona giusta per entrambi. Non è stato subito così, abbiamo dovuto superare le resistenze  di entrambi ma continuiamo a lavorare sulla nostra vita.

Per me, ancora oggi, è difficile accettare di non riuscire ad avere figli e guardo con invidia e dolore le altre donne che non vivono questa esperienza o che riescono ad uscirne. Per tanto tempo ho evitato di parlarne per paura di non essere capita, per la vergogna che inizialmente provavo, per  non sentire frasi come: ” Dai, la vita è bella anche senza figli!” oppure “Rilassati, cerca di distrarti e vedrai che accadrà”.

Adesso abbiamo deciso di adottare un bambino e qui si è aperta una nuova strada.

La mia storia è simile a quella di tante altre donne con cui condivido il desiderio di diventare madre. Riuscire finalmente a raccontarla per me significa iniziare a trasformare tutto il dolore che provo in qualcos’altro.

 

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