No, non è il titolo di una commedia italiana o di un’americanata degli ultimi tempi. E’ un ossimoro che racconta una verità, una di quelle che capisci “solo quando la vivi”. Nel dizionario troviamo infatti, come significato di genitore: “Colui che genera o ha generato”. Nell’ultimo anno di tentativi di concepimento posso serenamente affermare che non c’è, almeno per me, definizione più sbagliata. Genitore non è infatti, solo coluio o colei che genera o ha generato un figlio o una figlia. Genitore è anche chi quei figli non li ha ancora abbracciati, ma solo immaginati. Genitore è chi quei figli li ha già amati, ma non ancora toccati con le proprie mani. Genitore è chi “genera” ma a volte generare non è così immediato, almeno non per tutti o tutte. Per me, a questo punto del mio viaggio, possono dire che non lo è e probabilmente non lo sarà, mai. Non sono ancora arrivata ad una diagnosi perchè si sa che l’infertilità non vede cartelle cliniche e parla solo la lingua dei cuori di chi genera. Ho 22 anni e continuo a ripetermi che tutto nella vita mi sarei aspettata tranne che questa difficoltà, perchè ormai consideravo la maternità già dentro di me, come se dovessi solo schiacciare un bottone per “attivarla”. Forse è questo quello che fa più male: tradire le proprie aspettative. A volte penso “se sapessi che non potrò mai concepire, sicuramente sarei devastata, ma almeno me ne farei una ragione, azzererei le mie aspettative”. Il problema però è che non funziona così, per cui ogni mese, quando arriva quel fatidico momento e, come al solito, la risposta è un bel “negativo” ti senti sola. E allora ecco che realizzi che per quanto hai provato a non pensarci e a non costruirti quel castello in testa, il tuo cuore ha già creato quel bimbo o quella bimba che adesso però non c’è, per cui ti senti sola come se qualcuno se ne fosse andato. Ecco spiegato il titolo di questa storia, la verità è che esistono anche genitori senza figli e sono quelli che li stanno ancora aspettando a casa, anche se nel loro cuore sono già nati.