Ci sono quei giorni che sono un po’ no. Che nonostante i buoni propositi non basta nemmeno mezzo chilo di gelato per raddrizzarli. Oggi per me è uno di quelli.
Sento che il ciclo sta per arrivare, che tra poco troverò sulla carta igienica le consuete perditine spot che mi fanno capire che anche questo mese è andata male.
In passato credevo di dover combattere questa sensazione; che fare finta di niente agli occhi del mondo fosse la cosa migliore perché mi sembrava brutto che gli altri vedessero la tristezza comparire sul mio volto sistematicamente almeno una volta al mese. Adesso non mi interessa più di fare “bella figura” di fronte a colleghi, amici e parenti. Ho imparato che queste sensazioni devono semplicemente attraversarmi. In un certo senso, è come se chiedessero di essere ascoltate, di non rimanere nascoste.
E allora le faccio uscire. Lascio a me stessa il tempo di elaborare questo dolore, di guardare in faccia la mia sterilità senza più farle la guerra, almeno non più del dovuto. E va bene così perché questo è quello che sono: una donna sterile attualmente senza spiegazione. Che lo sappiano tutti. Che c’è di male?
Va bene così, anzi, va male. Ma combattermi non mi aiuterà di certo.