Prima gravidanza a 34 anni, persa molto presto, dopo un anno e mezzo beta altrissime felicità a mille, avendo sperimentando il dolore della perdita mi sentivo molto fortunata. Visita: utero vuoto, ricovero urgente per laparoscopia, non si fa in tempo, extrauterina che invece di lacerare lentamente i tessuti esplode nell’addome tutto di un colpo. Cesareo di urgenza, via tuba, via ovaio, trasfusioni, lunga degenza. E’ “viva per miracolo” lo sentirò dire a tutti i consulti fatti dopo. Un anno dopo aderenze post operatorie, accetto l’idea della PMA e pick-up ad alto rischio. Ne ho fatti due, di cui uno nell’ultimo giorno prima del lockdown nazionale. Primo pick-up: due blastocisti, 2 transfer negativi. Ci riproviamo: nonostante ormai abbia 40 anni e un solo ovaio adeso alla tuba superstite dilatata: 3 blasto. Altri due transfer falliti. Ora ho l’ultimo embrione che mi aspetta. Ma sono stanca. Ho iniziato ad accettare l’idea di fallire definitivamente. Ho lottato rischiando la vita ma voglio dire a chiunque intraprende questo percorso che bisogna ascoltare se stesse, accettare con consapevolezza anche il fallimento, la stanchezza, la delusione.
Non per rassegnazione ma è fondamentale per affrontare l’infertilità con equilibrio, nonostante tutto, aprirsi a nuove strade oppure abbandonare tutto è nel ventaglio delle scelte!
Ma augurarsi buona fortuna è comunque d’obbligo.