Anche l’11 di febbraio è arrivato e dopo un mese di attesa, finalmente Vesevo ed io verremo ricevuti dal Doc, il mentore in materia di concepimento. Eccoci dopo anni di deludenti aspettative, siamo decisi a fare un passo avanti, ad iniziare il nostro cammino incamminandoci verso quella strada che per anni è stata transennata per lavori e che ora sembra l’unica mia via di salvezza.
Sorrisetto spensierato in faccia, cartelletta con esami precedenti sotto braccio e quell’ansia di trovare un altro stronzo sul nostro cammino, mano per la mano ci siamo accomodati in saletta in attesa di essere chiamati, così come ordinato dall’assistente all’ingresso.
Lo ricordiamo tutti come è andato il precedente approccio alla medicina, la professorona che con quei suoi occhialetti orribili, circa tre anni fa mi aveva guardato dall’alto verso il basso con aria di sufficienza e con voce irritante mi aveva chiesto: “E voi che ci fate qui??”. Ma che razza di domanda mi fai?? secondo te? sai quanto tempo ho passato per decidermi a venire? hai idea delle liste di attesa che ci sono?? Siamo qui per ordinare due pizze che dici?? …. Mmmm come mi prudono ancora le mani. E’ proprio vero che a volte la differenza la fanno la persona giusta al momento giusto. Se solo ci ripenso mi sale ancora la rabbia e se con la mente l’ho sistemata a male parole ogni giorno da quel giorno, la mia emotività di quel momento mi aveva fatto richiudere il guscio e quel maledetto orgoglio che mi caratterizza, mi ha fatto promettere che mai e poi mai avrei avuto bisogno di aiuto.
E intanto il tempo se ne va… anche se al momento non ci fai caso, poi lo senti scorrere, il tichettio inesorabile a scandire che al tuo orologio biologico si stanno scaricando le pile e che purtroppo non tutti abbiamo le duracel. Mercoledì pomeriggio, saletta microscopica ben illuminata e pienamente affollata. clima Caraibi e già mi sento addosso gli sguardi delle altre donne presenti super attente cominciano a farsi le solite domande, chiedendosi quanti anni avremo, da quanto tempo ci stiamo provando e cosa decideremo di fare mentre i loro compagni distratti cercano di occupare l’attesa leggendo un giornale, chi al cellulare, oppure al portatile a completare l’ordine di un cliente.
Il via vai di persone in camice, infermiere, pianti di neonati, ostetriche indaffarate non distolgono più di tanto la mia attenzione da quelle parole che ormai da qualche tempo mi ronzano in testa: “CasoMai… Fivet“. Non chiedetemi ora cosa consiste la Fivet, perché non ho ancora le idee chiare e non saprei rispondervi, ma l’alternativa si, so raccontarvela, so perfettamente cosa significhi il vuoto, il buio, il sentirsi inutili, sterili, secchi… in poche parole sbagliati, sapere come ci si sente ogni mese a riprovare l’insuccesso, la pugnalata dei test che ti dimostrano che quel ritardo è solo una beffa per prendersi gioco di te, per farti stare ancora più male. Ora ne sono convinta, ho voglia di afferrare il salvagente e tornare in scialuppa per salvarmi, per salvare quel poco di sogno che in questi anni è andato svanendo. Più nera della mezzanotte non può venire, perciò caso mai, se proprio ci saranno cattive notizie ad attendermi, so per certo che una strada alternativa c’è, è la Fivet, basta solo trovare la persona giusta al momento giusto al quale affidare il mio cuore e quello di Vesevo. “
Dunque sono 5 anni che state cercando, mai un concepimento, né un aborto… nulla…” il Doc mi guarda, poi sposta gli occhi sulla cartella clinica, rivede gli esami… “No Doc, niente, ci abbiamo provato e riprovato… inizialmente tenevamo tutto sotto controllo, ciclo, ovulazioni, temperature, ma poi col passare del tempo…” e le parole mi si fermano in gola, si fermano lì. Hanno paura di andare oltre, di farmi sbilanciare troppo, di far la fine dell’ultima volta. Resto sempre una di poche parole alla fine, forse sempre meno.
“Lo spermiogramma va bene, caspita ci siamo… anche i suoi esami ormonali a vederli sono a posto… ovviamente sono vecchi e saranno da rifare, per lui invece no, teniamo buono lo spermiogramma dell’altra volta…” Silenzio… e poi riprende ” Possono essere diverse le cause di infertilità di una coppia, le vostre carte mi dicono che avete tutto in regola, ma facciamo una visita, prego si accomodi sul lettino”.
Dai Cioci, stringi i denti, cosa vuoi che sia una visita ginecologica dopo l’intervento alla testa del mese scorso? Spogliati e siediti lì, non fa male, non fa male… non fa male!
“Abbiamo due belle ovaie… ohh ma quanti follicoli… endometriosi perfetta…vedi (rivolto verso la sua assistente), ritorna al suo posto correttamente…” decido di riempire il silenzio dicendo “In teoria dovrei ovulare proprio in questi giorni…”. Quanto mai l’ho detto, sento ravanare ancora di più, mannaggia…
“Eh sì, l’ovaio sinistro sta per ovulare, ci siamo. Bene. Si rivesta pure.” La visita è andata bene, tutto a posto. Mentre mi riabbottono gli stivali non faccio altro che pensare che ci siamo, che tutto è funzionante, che non sono sbagliata e quando mi risiedo, il Doc mentre riguarda i nostri dati al pc e ogni tanto sposta i suoi occhi su di noi ha già ripreso a parlare. “
Su 10 coppie che hanno difficoltà ad avere figli, una è come voi, non ci sono impedimenti reali, tutto funziona correttamente, entrambi siete fertili, ma non arrivano bambini…” Pausa. Silenzio. “Quando c’è un problema si sa dove combattere, come intervenire, quando mi trovo davanti a coppie nella vostra situazione, faccio scegliere a voi il percorso, nel senso che si può procedere con un piccolo aiutino, nel senso che possiamo procedere col monitorare l’ovulazione, prendere un campione di sperma ed andare a spingerli su, con la speranza che uno di loro faccia il suo dovere, quello che in 5 anni ,non è riuscito a fare da solo per i più svariati motivi…” Pausa. “Oppure procedere con la fecondazione in vitro“. Silenzio. Pausa.
“Oggi 7 bambini su 10 nascono così, grazie ad uno studio inglese pubblicato nel 2013, viene riportato che se si vogliono ottenere successi sicuri, quindi avere una gravidanza al termine del protocollo, è necessario percorrere questa strada… Ma questa è una decisione che spetta solo a voi, dovrete parlarne con calma e quando sarete pronti ci possiamo risentire.”
No Doc, cosa ‘risentire’??, io ho già deciso, è tempo di mettere i remi in barca, è tempo di muoversi e senza pensarci due volte, dopo aver guardato Vesevo dico: “Guardi Doc, ne abbiamo già parlato e credo che entrambi la pensiamo allo stesso modo… abbiamo già perso troppo tempo, non vogliamo perderne ancora! Siamo Pronti, cosa dobbiamo fare?”.
Per la prima volta sono uscita da un consulto ginecologico col sorriso in faccia, con la consapevolezza che tutto verrà, che abbiamo possibilità concrete e per tutto il viaggio di rientro, mentre lo sguardo si perdeva sul traffico di macchine che scorreva in tangenziale, la mia mente era già oltre….
Una risposta
Ciao casomaifivet! Potresti metterti urgentemente in contatto con noi di ParoleFertili? info@parolefertili.it
Grazie!