Io in fondo un po’ l’ho sempre sentito che non sarebbe stato facile, sarà per la mia endometriosi (seppur non realmente aggressiva come quelle forme che tante altre donne si trovano a dover invece fronteggiare), sarà il mio sesto senso molto sviluppato, sarà che certe cose una donna se le sente o sarà che me la sono un po’ tirata. Ma quando dopo un anno e mezzo di tentativi a vuoto è arrivato il verdetto il mio stupore era indescrivibile.
Non ero io, era lui, l’uomo che avevo sempre considerato perfetto e che ora invece dimostrava tutta l’imprevedibile fragilità dell’essere umano. Ero piena di dolore per lui e allo stesso tempo di rabbia, perché non ero io il problema ma questo non cambiava molto, avrei comunque dovuto sottopormi io a quel percorso che avevamo deciso di tentare, avrei dovuto subire io il bombardamento ormonale e tutto il resto. Non me ne capacitavo e riversavo su di lui e sul mondo la mia rabbia e il mio dolore.
Perché dovevo essere diversa dalle altre? Perché mai niente poteva essere facile per me? Poi ho capito, e l’ho capito solo durante il cammino delle analisi, delle punture sulla pancia, del pick up, del transfer e delle prime Beta negative.
Ho capito che un passo dopo l’altro dovevamo farlo insieme, che da sola non ce l’avrei fatta e che non potevo arrivare in fondo se non mi fossi liberata di tutta quella rabbia. L’ho capito quando abbiamo letto le Beta e voltandomi ho visto il suo viso pieno di lacrime. E’ stato forse quello il momento decisivo in cui ho sentito che le nostre mani dovevano stare intrecciate in questo cammino, per sostenerci l’uno con l’altra, ho capito che non ero la sola ad avere bisogno di supporto, ho capito che il dolore che prova lui è più grande del mio, perché lui sa di essere il motivo principale per cui abbiamo dovuto intraprendere questo viaggio difficile e stancante, e soprattutto ho capito che l’infertilità non è mai di uno soltanto dei due, è un problema di coppia, va affrontata in due.
Non so quanto andremo lontano in questo percorso, non so quando ci stancheremo di provare e riprovare; posso solo dire che adesso che ci siamo presi per mano ci accompagneremo l’un l’altro e comunque vada ne usciremo più uniti e consapevoli di prima. Perché questo è un viaggio di sola andata ed una volta iniziato puoi fermarti ma non ritornerai mai indietro, perché ti cambia intimamente e profondamente, ed è un viaggio per due.