Sono passati 5 anni da quel terribile 14 febbraio del 2013. Doveva essere un giorno di festa, la festa degli innamorati, invece per me è stato il giorno in cui ho perso il mio bambino. Ero di 12 settimane. “Aborto interno” sono state le parole come pugnalate al cuore che ha pronunciato la dottoressa. Il giorno dopo ho fatto il raschiamento e ricordo che, in ospedale, mi fecero firmare una liberatoria prima dell’intervento. Ero sotto shock ma con gli occhi annebbiati dalle lacrime che scendevano incontrollabili e silenziose lessi, e ricordo ancora chiaramente solo tre parole “può causare sterilità”. Allora non lo sapevo, anche se ricordo che mi prese un senso di panico, come di premonizione, ma quelle parole mi avrebbero perseguitato per lungo tempo.
In questi 5 anni ho ipotecato la mia vita, l’ho messa in stand-by in attesa di una felicità che non è mai arrivata. Ho pregato fino a consumarmi il cuore. Ho fatto visite ed esami terribili che mai avrei creduto di poter sopportare, ho preso farmaci che hanno deformato il mio corpo, ho girato per studi ginecologici, ospedali, cercando il luminare di turno che potesse dare una risposta al mio “perché?”, che potesse fare quel miracolo che Dio mi ha negato. Tutto inutile. Dopo tanto dolore, tante speranze infrante, tante umiliazioni, il responso, per me e mio marito è stato “infertilità sine causa”.
Tutti a dirmi che è la mia testa, che ci penso troppo, che devo rilassarmi …. Ma come si fa mi dico io?!!! Come fai a non pensarci quando è l’unica cosa che desideri più dell’aria che respiri?!! Quando qualunque gesto o parola ti riportano li?!
Mi sono trasformata in questi 5 anni, non riuscivo più a godere di tutto il bello che la vita mi ha comunque dato. Non ridevo più, non ero più felice da cosi tanto tempo che quasi non ricordavo il suono di una risata. Io che sono sempre stata una persona solare, mi sono trasformata in una persona cupa e ombrosa. Fuggivo da ogni donna incinta, da ogni neonato che vedevo … ed ero arrabbiata con il mondo intero. Vivevo di speranze infrante e di sogni subito disillusi da ogni maledetto ciclo, che arrivava puntuale come un esattore delle tasse, quasi a farsi ulteriormente beffa di me!!
Mia madre che mi guardava attonita e mi diceva “non ti riconosco più, basta ti stai facendo solo del male!!”. Il rapporto con mio marito minato dal mio risentimento nei suoi confronti perché lui non provava lo stesso male che provavo io … perché per lui era tutto più facile, perché lui a differenza mia, continuava a vivere.
Un giorno la mia bambina che aveva più o meno quattro anni mi ha detto “mamma sei brutta … sei brutta perché hai sempre gli occhi tristi”…. Mi sono sentita morire! Ma nonostante tutto ho continuato animata da una perversa speranza, sempre più distrutta e dilaniata da ogni nuovo ciclo, da ogni nuova visita ginecologica, da ogni nuovo esame, ma ostinata a non arrendermi convinta che alla fine chi la dura la vince.
E intanto gli anni passavano, la mia unica figlia cresceva ed io facevo da spettatore quasi passivo di ogni suo progresso …. felice si, ma non come avrei dovuto essere, sempre con quell’ombra nel cuore, con quel senso di fallimento e di colpa che sentivo proprio nei suoi confronti.
Poi un anno fa ho fatto un isteroscopia …. Avevo la convinzione che qualcosa fosse andato storto a seguito del raschiamento, visto che tutti gli altri esami andavano bene, e dovevo togliermi questo dubbio assillante. E’ stato uno dei giorni più brutti della mia vita. Mi sono sentita come una cavia, trattata come un oggetto, nuda, terrorizzata e inerme alla mercè di chiunque in quella maledetta sala operatoria. Mi sono resa conto che non ero una persona ma un numero, che a nessuno importava come io stessi o il terrore cieco che provavo. Ovviamente non c’era nessun danno causato dal raschiamento, solo un piccolo polipo che mi è stato asportato, ma da quel momento qualcosa è cambiato dentro di me.
Il ginecologo, come altri prima di lui, a quel punto mi ha proposto la iui, la fivet e non so che altro … ci ho pensato a lungo ed ho detto NO.
Ho mollato, mi sono arresa … avevo 40 anni ormai … “se Dio non mi ha voluto dare un altro figlio significa che non è nel mio destino” mi sono detta. Già mi sono appellata a quel Dio a cui quasi non credo più, che ironia eh!!
Ho guardato in faccia mio marito, ho abbracciato la mia stupenda bambina di ormai otto anni ed ho detto “basta così”.
Ho provato un immenso sollievo, è stato come rinascere, ed ho capito. Ho capito che non sempre la speranza è una buona cosa … perché delle volte ci si attacca con ostinazione a discapito di tutto. Ho capito che comunque nella vita c’è altro. Ma soprattutto ho capito che il tempo buttato via a piangersi addosso nessuno te lo ridà indietro. Ho perso cinque anni della mia vita, cinque anni in cui ho solo sperato e pianto, cinque anni in cui ho torturato il mio corpo, la mia mente, mio marito e mia figlia e tutti quelli che mi vogliono bene, spettatori impotenti del mio dolore…. in cerca di risposte che nessuno è riuscito a darmi.
Cosi ho deciso di mettere la parola fine a questa triste vicenda, ho lasciato che la vita, il destino o Dio scegliessero per me e di non voltarmi più indietro …. Ho deciso di godere di tutto il bene che comunque ho e di non sprecare più nemmeno un giorno. Lo devo alla mia bambina, a mio marito e a me stessa.
Nel mio cuore resterà sempre un vuoto, una cicatrice che non sparirà mai, ma spero con il tempo di imparare ad accettarlo come a dire “so che ci sei e ti accetto”….abbiamo preso un gattino che ha riempito uno spazietto di quell’immenso vuoto che mi porto dentro e mi sento serena come non mi sentivo più da troppo tempo …. credo di essere sulla buona strada.
5 risposte
cara… leggendoti mi scendevano le lacrime …
io ho un figlio di 7 anni nato grazie alla pma … e dopo un anno e mezzo ho iniziato la ricerca del secondo … prima così senza pensarci troppo … dopo sono ricorsa di nuovo alla pma per 4 volte … ora ho detto basta …
è difficile … è un pensiero che ti logora ma allo stesso tempo ho cercato di non perdermi il meglio che poteva e può darmi mio figlio …
è un percorso difficile l’accettazione, tutt’ora faccio fatica …
ma mi sono imposta di cogliere ogni attimo e di essere felice
ti abbraccio forte
Grazie delle tue parole e di aver voluto condividere un pezzetto della tua storia, mi fai sentire meno sola. Si è difficile e ti confesso che una piccola parte di me ancora ci spera in un miracolo, ma sto cercando di andare avanti e seppure a piccoli passi sto migliorando giorno per giorno. Alla fine sono convinta che nella vita tutto accade per una ragione, magari oggi non riusciamo a darci pace e a capire ma, magari in futuro tutto sarà più chiaro.
La mia prima ginecologa, quando ho perso il bambino mi diceva “meglio cosi aveva sicuramente gravi malformazioni che ne rendevano impossibile la vita” … allora mi sembravano parole crudeli ma ora con il senno di poi dico “forse se è andata cosi c’è una ragione”.
Quindi si prendiamo il bello della vita e andiamo avanti per noi stesse in primis e per chi ci vuole bene. La giostra della vita continua a girare.
Un abbraccio forte e grazie ancora per le tue parole.
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Grazie mille!
Mi rivedo molto nella tua storia, sembra la mia con l’unica differenza che anche per la prima figlia ho dovuto fare una fivet, nessuna problematica evidente ma non riesco a restare incinta. Avevo 37 anni, al primo colpo gravidanza gemellare ero felicissima. A 9 settimane ho perso un gemellino ma per fortuna la mia vita è nata 39 settimane dopo. Però quel bimbo che non ce l’ha fatta lo penso sempre, era la mia unica possibilità di averne due. Dopo 2 anni dallanascita della prima, ho tentato in tutti i modi possibili anche le IUI ma non ho avuto il coraggio di rifare la Fivet, non me la sono sentita di forzare di nuovo la mano.E quindi sono qui, ormai ho 42 anni e sto cercando di non pensarci più perché tanto non ci sono soluzioni, solo godersi quello che già ho senza artovellarmi più il cervello.
Ciao Giulia, io di anni ormai ne ho 47 e quella speranza è morta per sempre. Come te ho cercato di guardare il lato positivo, di ringraziare per quello che ho ricevuto e di non forzare la mano per un’altro bambino che evidentemente non era destinato a me. Ma quella ferita è sempre li che sanguina ogni qualvolta ci penso e penso che per quanto vivrò non si rimarginera’ mai del tutto. Però la vita va avanti e penso che magari c’è una ragione per questo dolore, che ancora non comprendo e non accetto del tutto ma è così. Ti abbraccio forte perché il tuo dolore è il mio e so cosa stai provando. Auguri per tutto.