Fertilità della donna e procreazione assistita: quali sono le possibilità di predire la risposta ovarica della donna? Cosa vuole dire “personalizzare” il percorso di PMA e quindi delle stimolazioni ormonali? Risponde il Prof. Antonio La Marca, Ginecologo-Ostetrico dell’Università degli Studi di Modena-Reggio Emilia e della clinica Eugin di Modena.
È possibile “predire” la risposta ovarica della donna? Qual è il marker ritenuto più affidabile?
La personalizzazione della terapia si basa proprio sulla predizione. In pratica è tutto strettamente concatenato: attraverso i marker di riserva ovarica prediciamo la risposta ovarica nella paziente specifica, per poi disegnare la stimolazione ovarica più adatta per quella persona.
L’ormone FSH è un buon marker di riserva ovarica, ma non è ottimale perché molto sensibile alla produzione endogena di ormoni. Se l’ovaio per qualche motivo produce più estradiolo, che è il più attivo degli estrogeni, allora il FSH risulta più basso del previsto, e questo limita la sua capacità diagnostica.
L’AMH invece è indipendente dalla produzione ovarica di estradiolo, e quindi riesce essere un marker più affidabile.
Quando l’AMH è alto significa che l’ovaio è ricco e quindi bisogna tenere basso il dosaggio di FSH; per contro quando l’AMH è basso significa che c’è una riserva ovarica ridotta, e quindi il dosaggio iniziale di FSH deve essere più elevato.
Oggi esistono survey eseguite a livello nazionale ed internazionale su come i clinici organizzano il loro lavoro quotidiano e l’AMH risulta il marker di riserva ovarica più utilizzato, insieme al cosiddetto “antral follicle count” (conta dei follicoli).