L’Italia, dove circa il 15% delle coppie ha problemi di infertilità, è l’ottavo Paese al mondo per numero di trattamenti di PMA.
Avere un bambino non è una cosa semplice. Sui libri di scienze leggiamo che basta l’unione tra ovulo e spermatozoo e il gioco è fatto. Effettivamente da un punto di vista biologico è quello che succede, ma esistono diversi fattori che possono interferire in questo processo e rendere difficile la fecondazione, se non addirittura impedirla del tutto. Sono molte le coppie che riscontrano problemi di fertilità: nel mondo se ne contano circa 90 milioni. Ciononostante, questo non significa che bisogna rinunciare inevitabilmente ad avere un bambino. In Italia, nel 2004, è stata approvata la legge n. 40, che ha reso legale la fecondazione artificiale, nota anche come procreazione medicalmente assistita (PMA). Questa legge, che ha subito nel corso del tempo molte variazioni, ha permesso la nascita di migliaia di bambini, 14 mila solo nel 2016.
Come funziona la PMA
Quando si parla di PMA ci si riferisce ad una serie di tecniche chirurgiche, ormonali e farmacologiche sviluppate per aiutare una coppia ad avere un bambino, laddove il concepimento non avvenga in modo naturale. Come spiegato dalla Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità (SIAMS), esiste una vera e propria classificazione di queste tecniche e si suddividono in:
- Tecniche di PMA di primo livello: vengono realizzate all’interno dell’apparato genitale femminile (inseminazione intrauterina, IUI);
- Tecniche di PMA di secondo e terzo livello: la fecondazione avviene in vitro, quindi esternamente all’apparato genitale femminile (FIVET, ICSI, TESE, TESA, MESA, PESA).
