Persino noi donne ne sappiamo ancora troppo poco. In aiuto arriva un bellissimo saggio che ci porta alla scoperta dell’organo più miracoloso e sconosciuto del corpo umano, da cui veniamo tutti. Che è anche connesso con il cervello.
Ogni utero ha la sua storia. Può essere centrata sul ciclo mestruale, sul parto, sulla sterilità, sulla menopausa, sull’isterectomia. Ciascuna, nella buona o cattiva sorte, è diversa dall’altra e solo ogni donna la conosce intimamente. L’inglese Leah Hazard ci conduce con Utero. Storia intima del luogo da cui tutti veniamo (in uscita per Ponte alle Grazie) in un lungo appassionato e appassionante racconto in cui esplora queste storie e i misteri del corpo femminile. Un saggio empatico e coinvolgente di 400 pagine che celebra un organo – un insieme di fibre muscolari e tessuto connettivo di circa 7 cm di altezza e 5 cm di larghezza che pulsa nell’addome femminile – ancora troppo ignorato e trascurato. E lo esplora in ogni sua singola parte perché «non si può capire l’utero adulto senza prima guardare l’organo nella sua infanzia, non si possono apprezzare le contrazioni del travaglio senza aver compreso le minuscole pulsazioni nei primi momenti del concepimento».
«Con la nascita della mia prima figlia nel 2003 ho passato momenti difficili durante e dopo il parto. Volevo provare a capire come migliorare le cose» ci racconta quando la intervistiamo e ci spiega che dopo la laurea ad Harvard ha fatto la giornalista televisiva, poi ha studiato ostetricia e ora lavora in Scozia per il servizio sanitario nazionale. «Scrivere un libro mi è sembrata la lente ideale per parlare di salute e di giustizia riproduttiva delle donne». Del resto, tutti gli organi hanno saggi con tante pagine dedicate, ma l’utero non ne aveva ancora uno completo forse anche perché l’apparato femminile ha rappresentato per tanto tempo una frontiera che gli uomini che detenevano il potere medico e sociale potevano conquistare. «Fermatevi, tutti, perché questo libro fa per voi» sostiene la Hazard calcolando il baratro di ignoranza in materia in cui vivono, ancora oggi, molte ragazze che non sono in grado di nominare con precisione le parti dell’apparato riproduttivo e il 50% degli uomini che davanti a un’illustrazione anatomica non riesce neppure a identificare la vagina (i dati sono di uno studio di The Eve Appeal, ente benefico inglese per la ricerca sui tumori ginecologici).