Laura, tra gravidanza e tumore

“Grazie alla ricerca posso ancora diventare mamma”, ci racconta la donna che ha potuto iniziare il percorso contro la malattia senza rinunciare al suo sogno di maternità, affidandosi alla crioconservazione. “È importante che le donne abbiano questa possibilità”, spiega poi la dottoressa Lucia Del Mastro, pioniera negli studi sulla preservazione della fertilità.

Il 10 gennaio 2016 Laura ha scoperto di essere incinta ma anche di avere un tumore al seno. Dopo aver fatto un test di gravidanza e aver visto comparire il risultato positivo, Laura ha chiamato subito il suo ginecologo per comunicargli la notizia. “La sua risposta è stata: ‘Stasera vieni a studio, hai un tumore’”. La settimana precedente, Laura si era sottoposta a un ago aspirato, per sapere di più su quella “pallina” che aveva sentito toccandosi qualche tempo prima. Da lì Laura ha iniziato il suo percorso contro la malattia ma senza rinunciare al proprio sogno di diventare madre, solo “rimandandolo”, grazie alla possibilità di affidarsi alla crioconservazione.

“Dopo aver parlato con il ginecologo, ho chiamato subito mio marito, la mia famiglia. Il giorno dopo sono andata dalla dottoressa Lucia Del Mastro. Sono stata fortunatissima a trovarla: mi ha salvato la vita”, racconta Laura, la voce squillante di una giovane donna di 36 anni.

“Ho interrotto la gravidanza e congelato l’ovulo. Poi ho iniziato la chemio, mi sono operata e ho fatto la radioterapia”. A tre anni da quel 10 gennaio, Laura è “al giro di boa”, è ancora sotto cura per scongiurare il rischio di recidive, ma in fondo al percorso c’è Anna. Ha chiamato così il suo ovulo, conservato a Torino: “È lì che mi aspetta, per quando sarà il momento”. Dopo la diagnosi, Laura ha continuato con la sua vita, senza lasciare niente indietro. “Conduco un’esistenza normalissima. Mi alzo alle sette per andare a lavorare come responsabile di un negozio, sono andata anche quando ero sotto chemio. Ho continuato a fare sport, a vedere le amiche. Non ho perso nulla della mia vita, anzi”, ci spiega.

“Perché raccontare la mia storia? Perché voglio essere una voce di speranza: se ce l’ho fatta io, ce la puoi fare anche tu. Spesso il tumore viene visto come la fine di tutto, ma non sempre è così: a volte è l’inizio di una nuova vita. Il mio vuole essere un messaggio di conforto ma anche per ricordare l’importanza della ricerca, sempre”.

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