L’approccio aiuterebbe le donne ad avere figli dopo la chemioterapia senza il pericolo di trasferire cellule maligne. Ci vorranno 5-10 anni perché l’opzione diventi realtà.
Avere un figlio dopo un tumore non è impossibile, molte donne sono riuscite a prevenire l’infertilità da chemioterapia con la raccolta di ovociti prima dei trattamenti chemioterapici e la loro crioconservazione o con l’utilizzo di farmaci che proteggono le ovaie durante i trattamenti. Ora si affaccia al mondo della medicina l’ipotesi di una nuova possibilità: la realizzazione di un ovaio artificiale messo a punto da un team di scienziati dell’Università di Copenaghen. I risultati degli studi sono stati presentati al congresso della Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (Eshre) in corso a Barcellona.
La nuova opzione
Sia chiaro, ci vorranno ancora molti anni perché l’ovaio artificiale possa diventare una realtà applicabile in medicina, ma è stato fatto un importante passo in avanti perché l’ovaio riprodotto in laboratorio è in grado di tenere gli ovuli in vita per diverse settimane aumentando la possibilità di avere un figlio anche dopo la chemioterapia o la radioterapia. L’opzione potrebbe essere utile anche per tutte le donne affette da sclerosi multipla e beta-talassemia, pazienti che normalmente si vedono costrette a seguire terapie aggressive per riavere la fertilità.