La riduzione del tasso di fertilità è un fenomeno che da anni colpisce l’Europa, con ampi divari sia tra i paesi Ue che tra le rispettive regioni. Un fenomeno che risulta strettamente connesso ad altri, come il calo delle nascite e l’aumento dell’età media in cui si ha il primo figlio.
Nel 2019 in Italia sono nati 7 bambini ogni mille abitanti. Questo è uno dei dati più bassi tra i paesi dell’Unione europea. Tuttavia, il calo delle nascite non riguarda solo l’Italia, ma tutta l’Europa. Infatti, se nel 2009 c’erano 10,8 nuovi nati ogni mille europei, dieci anni dopo il dato è calato fino a 9,5.
Questa riduzione delle nascite può essere spiegata in parte da fattori strutturali. Le generazioni più numerose, a partire dai baby boomers, sono o stanno progressivamente uscendo dall’età riproduttiva. Mentre le coorti di età più giovani, cresciuti negli anni della crisi economica, si trovano spesso in condizioni lavorative precarie o comunque non sufficientemente stabili per avere figli.
La crisi economica del 2008 è stata determinante nel calo delle nascite.
Ad aggiungersi a questo scenario c’è anche la questione legata alle opportunità dei servizi. Se da una parte vi è una maggiore incertezza economica e lavorativa, dall’altra in diversi territori mancano o scarseggiano i servizi dedicati all’infanzia. In primis gli asili nido, fondamentali per permettere ai genitori di coniugare lavoro e vita familiare. Un fattore che impatta soprattutto sull’occupazione femminile, visti gli stereotipi sociali che vedono ancora la donna come principale responsabile del lavoro di cura verso i figli. Considerando tutti questi elementi, è interessante osservare quanto varia il tasso di fertilità tra le regioni dei paesi Ue. Un’analisi che ci permettere di verificare se all’interno di uno stesso stato coesistano situazioni omogenee oppure diverse tra loro.