Io e mio marito stiamo assieme dai tempi delle superiori. Quando avevo circa vent’otto anni decidemmo di avere un figlio. Iniziammo la ricerca ma niente. Dopo due anni, mi ritrovai a trent’anni con un desiderio irrefrenabile di diventare mamma. Lavoravo con bambini, spesso mi capitava di piangere quando notavo che non erano accuditi a dovere; abiti sporchi, body lavati male e maleodoranti. Soffrivo talmente tanto da dover lasciare il lavoro. L’ orologio biologico scattò proprio durante il COVID. Mi accorsi che non si trattava più di stress, perché io e mio marito nel nostro nido stavamo a nostro agio, avevamo rapporti quasi tutti i giorni. Eravamo sereni nonostante tutto quello che stava accadendo. Iniziai a chiedermi il perché… Così finito il COVID decisi di prendere in mano la situazione. La diagnosi fu di infertilità. Iniziò così un periodo buio. Nel frattempo mia cognata aveva avuto il secondo figlio. Per me fu un duro colpo. Mi chiedevo perché io fossi rotta. Iniziai dunque le stimolazioni con clomid e feci due tentativi di inseminazione che andarono a rotoli. Valori al limite per il liquido seminale, ci dissero. Durante il secondo tentativo mi trovai di fronte a cinque giovani medici specializzandi a gambe aperte e nonostante le mascherine, riuscivo a cogliere dai loro occhi, imbarazzo. Mi sentii violata. Lo schock fu tale da rendermi inerme per un altro anno. Arrivammo dunque al 2022. Una mattina di luglio decisi di riprendere in mano tutto da capo. Decisi di cambiare totalmente. Contattai su consiglio di una ragazza conosciuta su Instagram, una struttura pubblica in un’ altra regione. Questa mi piacque subito per la celerità. A dicembre dell’ stesso anno stavamo già facendo il primo tentativo di fivet. Da 8 follicoli riuscimmo ad averne 3 buoni. Sotto Natale mi trasferirono 2 blastocisti. Aspettai con ansia le beta. Capitarono il 4 gennaio. Niente… Il primo tentativo di fivet era fallito. Dalla rabbia smontai l’ albero di Natale e inscatolai tutto. Mio marito al rientro da lavoro capí e stette zitto. Così decidemmo di trasferire la blastocisti che ci era rimasta ma ahimè anche il secondo tentativo andò a vuoto. Decisero così di mettermi a riposo e febbraio passò senza problemi. A marzo provai con un’altra stimolazione ma andò a rotoli. Non avevo prodotto niente, avevo avuto difficoltà con i farmaci. L’ embriologa mi mandò un messaggio sul cellulare con scritto: signora A. non molli! Così ad aprile decisi di ricontattare la struttura. Purtroppo mi venne il ciclo in anticipo e così dovetti riazzerare tutto con ciclo programmato. A maggio eravamo pronti. Iniziai un’ altra stimolazione, questa volta arrivai a produrre bene 18 follicoli rischiando un iperstimolo. In quei giorni casa nostra era in fermento, essendoci il matrimonio di mia sorella. Capitò proprio che mi chiamarono per il pickup il giorno prima del matrimonio. Così il giorno delle nozze di mia sorella, nonostante le raccomandazioni ballai e feci festa. Alcuni giorni dopo ci chiamarono per dirci che erano state ottenute 6 blastocisti. Arrivai in struttura e l’ embriologa mi disse che ne avrebbero trasferita solo una ma di ottima qualità! Era una blastocisti 4aa. Rasentava la quasi perfezione. La dottoressa mi disse che era impossibile fallisse. Dentro di me mi chiedevo se il mio corpo sarebbe stato in grado di accogliere quella piccola 4aa perfetta.
Vidi esattamente il momento in cui la mia stellina entrò nel mio utero. Fu un’emozione immensa.
Intorno a me vedevo tanti copricapo rosa, così esclamai: chissà se è una femmina! La dottoressa mi rispose che secondo lei lo era… Ed è così. Si attaccò forte al mio utero tanto da passare una gravidanza bellissima.
È il 2024, sono passati tanti anni da quando abbiamo deciso di diventare genitori. La nostra bambina è arrivata ora ma è come se durante questi anni lei fosse stata sempre con noi.
Se c’è anche una sola possibilità bisogna crederci e lottare, perché dietro alle nuvole c’è il nostro arcobaleno ad aspettarci.