La società è profondamente cambiata e si è evoluta. Ma non si può dire altrettanto del nostro sistema riproduttivo, che infatti segna sui 35 anni l’inizio del declino della curva della fertilità femminile. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, circa il 15% delle coppie italiane è affetto da problemi di infertilità. Nelle donne, la fertilità è legata all’età: con il passare degli anni la riserva ovarica diminuisce, fino ad arrivare al completo esaurimento con la menopausa. Nel caso degli uomini, invece, le capacità riproduttive sono maggiormente influenzate da fattori esterni, come cattive abitudini, sostanze tossiche, tabacco, alcool, ecc.
Nel nostro paese, l’accesso alla fecondazione assistita è regolato dalla legge 40 del 2004 e consente il ricorso alla PMA solo “qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per rimuovere le cause di sterilità o infertilità”. Si tratta di una legge particolarmente controversa, che proprio tra febbraio e marzo compirà vent’anni dalla sua entrata in vigore, che accende il dibattito sul complesso rapporto tra scienza, diritto e persona. Una legge che ha rappresentato una svolta per tante coppie di futuri genitori, ma che oggi andrebbe ripensata adeguandola agli standard del resto dell’Europa.
In Italia, nonostante le richieste di ricorrere alla PMA siano in aumento, si fa ancora fatica, a parlare di infertilità, dimenticando a volte che oggi la medicina e la scienza hanno fatto degli incredibili passi avanti. Ma anche in questo caso il fattore tempo è determinante così come un controllo della fertilità in un centro specializzato.
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