Tra resa e speranza

Sono una trentottenne, ho un bimbo di 4 anni . Per lui ho dovuto lasciare il mio lavoro, è un bimbo con disabilità e richiede tanto tempo tra le terapie, le continue visite, e tutto il mondo che si cela dietro ai suoi bisogni. Il desiderio di una seconda

Così vivo da due anni, tra arrendermi e sperare ancora che arrivi la seconda gravidanza. Assurdo pensare che la prima è arrivata senza neanche cercarla e la seconda tanto voluta e desiderata non arriva. In questi due anni tanti ritardi, test negativi, una biochimica, mesi di stimolazione ormonale che non hanno portato a nulla se non tante false illusioni, esami su esami che non spiegano questa infertilità.Ho pianto quasi ogni mese negli ultimi anni, alle prime macchioline sul salvaslip le lacrime iniziavano a scendere senza sosta. Negli ultimi mesi ho iniziato a non piangere più, forse perché la speranza è ormai svanita e rimane solo quel senso di impotenza e rassegnazione. La cosa più brutta di tutto questo percorso? Sentirsi dire: “Vabbè dai, uno c’è l’hai già “ Che non è un pensiero che mi hai mai consolata anzi, mi provoca rabbia e frustrazione. Prossima settimana abbiamo appuntamento in un centro di fecondazione assistita, proverò la Fivet e se anche questo tentativo non porterà il risultato sperato metterò la parola fine a questa ricerca. Non avrei più risorse emotive da investire. Evidentemente doveva andare così….

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