Le tecniche di fecondazione in vitro che possono essere oggi utilizzate per sconfiggere l’infertilità sono molteplici ,ciascuna con una sua specifica percentuale di successo.Oggi si è scoperto che la capacità di un embrione di impiantarsi nell’utero e quindi la gravidanza dipendono per il 70% dalla normalità genetica cromosomica e per il 30% dalla capacità del tessuto all’interno dell’utero detto endometrio di essere recettivo. La salute genetica dell’embrione è determinata per l’80% dalla qualità genetica degli ovociti e per il 20% da quella degli spermatozoi. Tutte le donne, anche giovani, possiedono sempre una quota dei propri ovociti che non è sana cromosomicamente che aumenta progressivamente con l’aumentare dell’età materna.Al di sotto dei 30 anni è di circa il 30% ma dopo i 35 anni è di almeno il 50-60%. Risulta evidente che se l’embrione formato in vitro deriva da un ovocita malato, risulta anch’esso malato, e la natura non lo fa impiantare o lo fa abortire e questo avviene più frequentemente dopo i 35-36 anni. Nella maggior parte dei Centri di fecondazione in vitro la selezione del migliore embrione da trasferire all’interno dell’utero avviene sulla base di criteri morfologici ma non esiste nessuna correlazione tra qualità morfologica e salute genetica, ossia anche un embrione bellissimo può essere non sano e viceversa e di conseguenza il tentativo fallisce. La tecnica di fecondazione in vitro con selezione morfologica degli embrioni può essere adottata, pertanto,soprattutto in coppie giovani con una buona riserva ovarica perché le alterazioni genetiche ovocitarie non sono elevate.