Avrei voluto leggere le storie di tutte, ma sono tantissime! Tutte donne che hanno provato lo stesso dolore di non riuscire a diventare madre. Eppure nessuno ne parla. Sembra quasi che proviamo vergogna a non riuscire ad avere un figlio. Invece sono convinta che solo una donna che lo ha vissuto sulla sua pelle può capire cosa prova un’altra donna che sta attraversando lo stesso calvario. Perché non ci aiutiamo? Quanto mi sono sentita sola in quel periodo! Avrei tanto voluto che qualcuno mi dicesse che i sentimenti che provavo erano “normali” per quello che stavo vivendo. È “normale” stare male quando vedi le tue amiche/parenti con il pancione. È “normale” avere l’istinto di evitare coppie con bambini. È “normale” pensare a quanto erano fortunate quelle amiche che nei 4 anni in cui io provavo e riprovavo loro hanno avuto ben 2 figli! Nessuno ti dice che la coppia è messa a dura prova e che non tutte sopravvivono all’uragano. Perché quando questa esperienza “passa” lascia dietro di sè macerie e non sempre si riesce a ricostruire. Ero convinta che nel momento in cui avessi deciso di avere un figlio sarebbe arrivato dopo qualche tentativo.. quanto mi sbagliavo!
Sono passati 4 anni, in cui ad ogni ciclo ho affrontato un lutto. Ogni volta che un’ amica/conoscente che ci comunicava di essere incinta era un pugno nello stomaco. Quante ho desiderato di potermi “accartocciare” su me stessa e piangere, disperarmi e crogiolarmi nel mio dolore. Quanta sofferenza negli occhi di mio marito quando mi vedeva stare male.
I primi due anni abbiamo provato come tutti, con il metodo “tradizionale” ma niente. Iniziano gli spermiogrammi, esami della tube, analisi del sangue: tutto normale.
Alla fine ci decidiamo e iniziamo il percorso di PMA. Stimolazione, prelievo ovociti, fecondazione. Di 13 ovociti, sopravvivono due blastocisti. Primo transfer: beta negative. Era luglio 2020. Per fortuna ero in Smart working: ho passato la giornata a piangere davanti al pc.
Eravamo distrutti. Non riuscivo a pensare di riprovarci e ricominciare a sentirmi un puntaspilli, piena di lividi da punture. Ormoni, eparina, pillole, cerotti. Non mi sentivo più padrona del mio corpo gonfio, del mio umore influenzato dagli ormoni e dell’intimità con mio marito. Decidiamo di aspettare e di tornare ad essere “padroni” della nostra vita.
Febbraio 2021: mio marito ha un ictus.
Paura, dolore, rabbia.
In quel periodo ho pensato che forse tutto accade per un motivo. Ho immaginato a come avrei vissuto con un neonato quei mesi in cui non sapevamo come sarebbe cambiata la nostra vita. Per fortuna mio marito torna quello di sempre e ci decidiamo a riprovare.
Altri esami e poi il transfer dell’ultima blastocisti. Il 2 agosto le beta risultano positive.
La mia è una storia a lieto fine. Ogni volta che guardo mia figlia ancora non ci credo. Non riesco a crederci di avercela fatta, di essere stata così fortunata. Se ripenso agli anni in cui l’ho sognata e immaginata non mi sembra vero che sia successo proprio a me.
È un percorso lungo, in salita, piastrellato di dolore, di solitudine e di consapevolezza di non essere capita.
Vorrei poter aiutare tutte, ascoltare e piangere insieme perché non siete sole! Il mondo è pieno di donne come noi ma purtroppo non lo sappiamo.
Amiche, tenere duro e arrampicatevi con coraggio!
#UnaStoriaUnLibro