Una possibilità in più per fare figli quando si cercano e si fanno desiderare viene dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale. La nuova frontiera per studiare gli embrioni creati in vitro nei laboratori di procreazione medicalmente assistita (Pma) è stata delineata da uno studio presentato al congresso della Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre) a Milano. Le parole chiave sono incubatori, video time-lapse, software dedicato. Tradotto, le nuove tecnologie consentono di monitorare passo dopo passo lo sviluppo del prodotto del concepimento, e questo studio alla moviola è alla base del successo della gestazione.
Impianto in utero
“Anche gli embrioni più lenti nel loro sviluppo, che raggiungono lo stadio di blastocisti in settima giornata di coltura in vitro preservano, una volta congelati, buone chance di risultare in una gravidanza a termine”, ha scritto Danilo Cimadomo, responsabile ricerca e sviluppo di GeneraLife. Questa scoperta ha un valore importante soprattutto in contesti normativi come quello italiano (dove la legge obbliga a utilizzare tutti gli embrioni evolutivi) e in pazienti di età materna avanzata, che devono ottimizzare le loro chance di gravidanza. Ma è un elemento rilevante anche in Spagna o negli Stati Uniti, dove viene eseguita una selezione rigida degli embrioni, perché restituisce valore a quelli che altrimenti verrebbero scartati. L’utilizzo dell’intelligenza artificiale in questo contesto aiuta a standardizzare questa analisi”.