Questi i rischi per le gestanti (e i loro nascituri) determinati dalle sigarette nel corso della gestazione. Attenzione anche al fumo passivo
Se necessario, il più grande regalo che una mamma incinta possa fare al suo bambino è smettere di fumare. I pericoli associati al fumo in gravidanza sono infatti molto significativi. E comportano un incremento dei rischi per la salute del nascituro: dall’aumentata probabilità di una gravidanza extrauterina all’eventualità di parto prematuro, basso peso alla nascita e aborto spontaneo. Circostanze, queste ultime, confermate da uno studio coordinato da un gruppo di ricercatori dell’Università di Rotterdam. I risultati sono stati appena pubblicati sulla rivista «Human Reproduction».
Lo sviluppo embrionale condizionato dal fumo di sigaretta
Gli autori hanno seguito quasi 700 donne rimaste in dolce attesa tra il 2010 e il 2018. Obiettivo: valutare l’impatto del fumo di sigaretta sullo sviluppo embrionale sia nel periodo preconcezionale (da tre mesi prima) sia nel corso della gravidanza (dieci settimane). Lo studio è stato condotto ricorrendo alle immagini ecografiche e alla realtà virtuale. Così – a partire dalla decima settimana di gravidanza – è stato possibile osservare un ritardo medio di circa un giorno nello sviluppo dei nascituri. Periodo quasi raddoppiato (1,6 giorni) nei feti ottenuti da processi di procreazione medicalmente assistita. Un ritardo che, osservando le gestanti fino al termine dei nove mesi, non è mai stato recuperato. E ha portato così a registrare un rischio più alto di vedere nascere bambini con un peso inferiore a quello atteso e rilevato dai coetanei nati da donne non fumatrici. «I risultati di questo studio enfatizzano l’importanza della cessazione dal fumo già nel periodo che precede il concepimento – afferma Delek Rousian, ginecologa dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam e coordinatrice dello studio – . Se possibile, le donne dovrebbero smettere di fumare dal momento in cui pianificano la gravidanza. Ma se ciò non accade, è comunque importante farlo quanto prima, nel corso dei nove mesi».
Il fumo provoca anche danni diretti
La premessa è che la nicotina ha un’azione vasocostrittiva. Riduce cioè l’afflusso di nutrienti verso gli organi. E tra questi, nel caso delle donne incinte, c’è la placenta. Questa, ricevendo meno nutrienti, determina una ricaduta negativa sulla crescita del feto. Ecco spiegate le conseguenze del fumo durante la gestazione: più parti prematuri, più aborti spontanei, bambini con peso più basso nascita (con il rischio di ricoveri più lunghi), in generale un rischio più alto di complicanze. Oltre a quanto detto, occorre considerare che il fumo può danneggiare direttamente il bambino, attraverso un percorso oramai ben documentato e noto a medici e ginecologi. Quando si fuma vengono infatti inalate oltre quattromila sostanze dannose che dai polmoni della mamma raggiungono il flusso sanguigno. Da qui, attraverso la placenta e il cordone ombelicale raggiungono il feto. Con quali conseguenze? L’effetto principale riguarda la riduzione dell’apporto di ossigeno, essenziale per la corretta crescita del bambino. Un suo ridotto apporto può interferire con il corretto sviluppo dei polmoni e costringe il cuore a pompare con una maggiore frequenza. I danni del fumo si protraggono anche dopo la nascita: la nicotina assunta dalla mamma passa al neonato attraverso il latte materno rendendolo irritabile. Il fumo aumenta inoltre il rischio di morte in culla di almeno il 25 per cento.