Scrivere è dialogare con se stessi, immergersi in uno stato mentale che ti consente di portare a termine una sequenza di pensieri e sensazioni. Nemico giurato di questo processo è l’intrusione. E i figli, malgrado tutta la loro bellezza, sfrenatezza e misteriosa genialità, restano, come le meteoriti, un’intrusione.
Quando una donna diventa madre, si innesca dentro di lei una serie di cambiamenti; il più destabilizzante di tutti è quello che, come per incantesimo, le fa perdere l’autonomia mentale.
Nel suo saggio «Puoi dire addio al sonno: cosa significa diventare madre», Rachel Cusk sostiene che la madre si divide in due nel momento in cui vede un altro essere umano emergere dal suo corpo. Da quell’istante in poi, la madre non è più sola e non riesce più a ritrovare la quiete interiore. Scrive Rachel Cusk: «Il parto non è semplicemente ciò che separa la donna da se stessa, ma arriva a modificare profondamente il senso della sua esistenza. Un altro essere umano è vissuto dentro di lei e dopo la nascita questo essere vive nella giurisdizione della sua consapevolezza. Quando è con il figlio, la donna non è più se stessa; quando è senza il figlio, non è più se stessa».