In questi 15 anni tante cose sono cambiate: la norma è stata smantellata quasi del tutto, ma è necessaria una sua profonda riscrittura per adeguarla alla realtà dei fatti.
15 anni fa, il 10 marzo 2004, entrava ufficialmente in vigore una legge contenente le Norme in materia di procreazione medicalmente assistita, ricordata oggi più brevemente come legge 40. Un provvedimento sulla fecondazione assistita fortemente voluto, ampiamente necessario, lungamente discusso. E poi sistematicamente smantellato nelle aule dei tribunali. Che oggi sembra scricchiolare sempre più sotto il peso degli anni, vuoi per gli inarrestabili progressi di scienza e tecnologia, vuoi, per l’appunto, per i radicali cambiamenti che ha subito a opera degli interventi della magistratura. I tempi sembrano essere maturi, dunque, per uno svecchiamento della legge, non fosse altro che per rendere coerenti principi normativi e pratica: per capire come mettere in opera questa ristrutturazione – o se piuttosto preferirle una completa demolizione e ricostruzione – abbiamo chiesto lumi a Gianni Baldini, docente di biodiritto alle università di Siena e Firenze e avvocato che ha patrocinato (e vinto) diversi ricorsi alla Corte Costituzionale proprio in merito allo smantellamento di pezzi della legge 40. Ecco cosa ci ha spiegato.