Uno studio pubblicato sul Bmj sfata uno dei luoghi comuni associato ai trattamenti per la fertilità.
Il sospetto è legittimo. Quando ci sono di mezzo gli ormoni è giusto chiedersi se le terapie possono aumentare il rischio di tumori all’utero, alle ovaie o al seno. Per questo un gruppo di ricercatori inglesi si è domandato se i trattamenti per la fertilità alla base della fecondazione assistita favorissero l’insorgere dei tumori femminili. La risposta, diciamolo subito, è “no”.
E quel leggero aumento nelle probabilità di sviluppare patologie oncologiche non invasive dipenderebbe, secondo gli scienziati, da altri fattori di rischio.
Lo studio pubblicato sul British Medical Journal ha coinvolto più 250mila donne che hanno intrapreso il percorso della procreazione assistita, la cui salute è stata monitorata per circa 9 anni.
Gli scienziati hanno messo a confronto i dati raccolti dal Human Fertilisation and Embryology Authority (Hfea) tra il 1991 e il 2010 e li hanno messi a confronto con le informazioni ricavate dai registri nazionali sui tumori.