La fertilità umana sembra in continuo declino, almeno nei Paesi più industrializzati, e in Italia in particolare la denatalità è in progressivo aumento. Al di là di fattori socio-economici, il significato biologico di questo fenomeno non è trascurabile.
Nei Paesi occidentali, una coppia su cinque ha difficoltà a procreare in modo naturale: circa il 20% infatti delle coppie viene definita infertile dall’Organizzazione mondiale della sanità perché dopo un anno di rapporti sessuali non protetti non ha ancora ottenuto una gravidanza. Le cause della infertilità di coppia sono equamente distribuite tra maschi e femmine: circa un terzo delle coppie risulta infertile per problemi maschili, un terzo per problemi femminili e un terzo per cause combinate. Ciò si traduce in un esercito di persone con problemi di ridotta fertilità: circa un milione e mezzo di coppie senza figli, più di 100mila coppie che ogni anno richiedono una consulenza specialistica, 70mila coppie che ogni anno eseguono procedure di procreazione medicalmente assistita. E i figli nati da fecondazione assistita sono ormai quasi il 3% dei nati in Italia.
Il potenziale di fertilità nelle coppie dei Paesi occidentali
Ma non è solo il progressivo aumento del ricorso alle tecniche di fecondazione assistita il segno di una riduzione del potenziale di fertilità nelle coppie dei Paesi occidentali. La quantità e qualità degli spermatozoi negli ultimi decenni è peggiorata e sono aumentate alcune patologie del tratto riproduttivo maschile. Queste includono il criptorchidismo, cioè la mancata discesa di uno o entrambi i testicoli nello scroto durante la gravidanza che interessa circa il 3% dei bambini, il tumore del testicolo, che rappresenta il tumore più frequente nei giovani maschi tra i 15 e i 40 anni, l’ipospadia, cioè una malformazione congenita dovuta a un alterato sviluppo dell’uretra.