Vita passata a studiare e lavorare, per diventare quello che sognavo da piccola, trovare la mia strada, fare carriera partendo dalla gavetta, combattere in un mercato in cui la quasi nulla presenza femminile rendono competenza, esperienza e merito un optional. Ridendo e scherzando, arrivano i quasi 35 anni e, finalmente, la stabilità economica, professionale e (non meno importante) emotiva (perchè si è in due a decidere che è arrivato il momento giusto) arrivano e quindi è il momento giusto per coronare il sogno di costruire una famiglia. Senti che hai tanto da dare, senti che sapresti come rimediare agli “errori” che pensi che i tuoi genitori abbiano fatto con te, pensi che se hai combattuto cosi tanto nella vita hai davvero un sacco di cose da insegnare a tuo figlio.
E allora, partenza. Ma con un sentore di stranezza. Non so come spiegarlo: ho sempre sentito, fin dall’inizio, che c’era qualcosa che non andava. Sono una donna positiva, ma su me stessa no, sono autocritica ai limiti dell’accettabile e molto severa, ma questo mi ha dato un grande dono: so leggermi dentro e captare ogni minimo sentore o sintomo, fisico o emotivo, di qualsiasi cosa sia “fuori posto”. E così ho subito sentito.
In sostanza, decido di testa mia (dopo aver consultato 3 ginecologhe diverse che non mi hanno dato retta, anzi, che mi hanno tendenzialmente presa per pazza e isterica, dandomi dell’impaziente) di fare fin da subito degli esami specialistici. Così, invece di godermi i “primi mesi” di “divertimento” con il mio compagno, arrivano subito le mazzate: 34 anni e mezzo, riserva ovarica sotto i limiti accettabili ( qui la tragedia nella tragedia: in un primo centro risulta veramente un valore da caso disperato con quasi diagnosi di pre-menopausa. Per fortuna poi, si è rilevato essere errato: effettuato in un centro che processa il campione direttamente in sede senza trasporto, che comporta spesso sbalzi di temperatura che manomettono gli esiti, risulta che si, sono sotto media ma non da buttare via).
Per fortuna che leggo e mi informo.
Infatti, con altri sentori, dopo questo esito in cui consiglio è stato di aspettare almeno 6 mesi prima di fare altri approfondimenti, subito faccio tampone cervicale. Perchè, chiedete voi? Sensazione e auto-informazione. Mi spiego meglio: anni fa, da giovane, mi fu diagnosticata una cervicite. Nessuno, mai nessuno, mi ha chiesto di fare un tampone cervicale, se non la ricerca del HPV a cui sono risultata positiva (basso rischio). Invece, la cervicite può essere data da altri batteri, molto molto piu subdoli e pericolosi soratutto perche asintomatici.
Quindi, vado, primo tampone: positiva a batteri intestinali (entrococco e e. coli) e sopratutto micoplasma. Dramma: è pericoloso per la fertilità, chissà da quanto ce l’ho.
Cura antibiotica (per entrambi), rapporti protetti e altro giro! Frustrazione e bomba.
Sconfitto micoplasma, rimasti gli altri due, innocui dicono. Secondo dramma nel dramma ( ma voi potete anche chiamarla sfiga): stavolta si rileva anche una cosa brutta brutta che mi ha fatto sentire per metà poco di buono e per metà appestata da segnalare all’ASL: gonorrea! Già solo il nome fa paura, sembra la lettera scarlatta, G al posto di A. Immaginate il mio stato d’animo e il mio abbattimento. Però poi, razionalizzando (anche con la mi attuale gine, splendida) non è possibile, è un errore di laboratorio: il tampone prima non c’era e dopo 3 settimana e senza rapporti invece c’è, e senza antibiogramma.
Terzo giro: ciclo di antibiotici per gli amici intestinali, altro mese senza rapporti liberi, e via ma in un altro laboratorio ovviamente!
Notizia meravigliosa: sparito tutto, sono pulitissima!
Procediamo quindi con la sonoistero per vedere se la mia operazione di peritonite e tutte queste infezioni pregresse e mai curate perche asintomatiche abbiano per caso causato qualche aderenza nelle tube, che facilmente con questo esame di possono “ripulire” sturandole tipo super mega idraulico gel. Subito dopo, la % di rimanere incita aumentano esponenzialmente!
Ed Ecco, qua il mio istinto ha per la prima volta sbagliato: ero cosi felice del tampone pulito che non ho potuto ( o voluto?) contemplare la peggiore delle ipotesi che ieri si è verificata: TUBE OCCLUSE BILATERALMENTE.
A gennaio, primo colloquio per PMA, unica strada per noi, unica strada per noi con me con tube chiuse e riserva ovarica bassa.
Sto combattendo, certo, ma piangendo. La cosa più dura, ora, è accettare la mia fragilità e il mio difetto che in questo momento mi fanno sentire cosi in colpa verso me stessa, verso il mio compagno, mi fanno sentire una donna “a metà”, mi fanno pensare a tutti ” Se avessi”, “Se non avessi” delle mia vita, mi fanno contorcere dal dolore, perche il cuore mi si è spaccato. Non è una metafora, sento proprio male al petto.
Ma sono una donna, resiliente per natura. Ce la farò, o perlomeno, ci proverò.