Eccola la domanda fatidica, quella che ti aspetti ma ti spiazza sempre come fosse inaspettata, eccola li pronta a pioverti addosso come una doccia gelata in ogni situazione nella quale ti trovi a volgere uno sguardo tenero a qualche pargoletto di amici o parenti: E voi, quando vi decidete?
“Ma esattamente ‘Vi decidete’ in che senso?” mi viene da rispondere. Vi decidete a fare il vostro dovere verso la società? Vi decidete ad incrementare la demografia del Paese?
Perche’ la gente pensa di aver diritto di fare queste domande? Perché non provano a pensare che non si può entrare così a gamba tesa nell’intimita’ altrui? Perché non provano a vagliare tutte le ipotesi e a capire che non per tutti è una cosa scontata fare figli, che non tutti i figli arrivano facendo capriole sotto le coperte ma che per alcuni figli sono necessarie ben altre capriole? Perché non provano ad immaginare una realtà fatta di speranze e attese disilluse?
Da quando ho iniziato questo percorso ho tante, troppe domande. Da quella mattina di maggio in cui senza troppa convinzione e con tanta confusione ci sono entrata dentro ho capito che queste domande devono trovare risposta altrimenti non ritroverò più me stessa. È un cammino lungo quanto decidiamo noi ma da cui non si può fare marcia indietro, per cui va trovato un modo diverso di recuperare i pezzi persi per strada. Perché se questo figlio arriverà io devo e voglio dargli il meglio di me ed in questo momento io il meglio non so più dove è finito, ho solo un gran senso di solitudine e se non ci fosse mio marito a tenermi per mano mi sarei già persa.