Di bambini ne ho visti tanti in vita mia. Ma bello come te, mai. Giuro. Sei bellissimo. Sei un bambino, un maschietto. Me lo sentivo che saresti stato maschio, anche se so che adesso è troppo facile dirlo. Sei nato il 17 novembre del 2005, lo stesso giorno in cui tua mamma entrava in una clinica di Torino per sottoporsi a un intervento chirurgico che le ha negato la possibilità di poter concepire un figlio biologicamente.
Eppure non ricordo più quel dolore. Nel cuore ho solo tanta gioia. In mano stringiamo una foto, tuo papà e io. Sei tu. hai una tutina gialla e blu, e gli occhi spaventati. Sei in piedi e probabilmente non hai nessuna voglia di farti fotografare. In una manina hai un biscotto, forse un cracker. Roby dice che stai mangiando una “bugia”, i dolcetti tipici di Carnevale, qui da noi, in Italia. Non provo neppure a convincerlo che in Cambogia non ci sono le “bugie”, mi sembra davvero convinto di quello che dice.
Hai i piedini scalzi. Uno, due, tre, quattro, cinque. Uno, due, tre, quattro e cinque. Le dita dei piedi ci sono tutte. Sei bellissimo. Sei mio figlio. È incredibile come basti una foto a creare un legame. Ti amo più della mia vita. Non ti ho mai visto di persona, eppure farei pazzie di qualunque tipo per te.
da “Appunti di viaggio”, Paola Strocchio, Bradipolibri