Il suo ottimismo mi infonde coraggio, anche se le sue parole mi fanno capire che considera questo figlio un problema più mio che suo, che in qualche modo lui se ne tira fuori. E’ un colpo al cuore, ma non protesto. La frase suona tristemente vera. Sono io che voglio avere un figlio, io che ho cominciato a scalare le montagne per soddisfare il mio desiderio. Lui mi viene dietro, fino a quando?
Sto scoprendo a mie spese che la ricerca forsennata di maternità è veramente una delle prove più dure nella vita di coppia. Ora riesco a credere che molti uomini abbandonano la compagna solo perché non riescono più a sopportare la tensione che deriva dalla costante presenza di un medico che guidi i tempi dell’amore, e dall’ incessante altalena di speranze e delusioni.
Guardo Massimo, così tenero e sorridente, e mi chiedo se fuggirà anche lui, e come reagirò io, e cosa ne sarà allora della mia vita. Vorrei parlargli dei miei timori, ma evito. Non è il momento di cominciare un discorso complicato. Non qui, non adesso. Siamo stanchi tutti e due , e io debbo riposare per il viaggio. Ma queste considerazioni pratiche non ci impediscono di concludere la serata in una maniera romantica. E così arriviamo al viaggio: partenza alle cinque del mattino, come da programma. Rosa mi aspetta sotto casa con due brioche ancora calde e una spremuta d’arancia per colazione. L’autostrada è deserta. Cosa volere di più? Parliamo di cinema, libri, amori e della love story sfortunata di Carlotta e Simone. Certo è la vita, come dice Monica, ma a volte la vita fa schifo, dico io. Rosa sorride. “Conoscendo Carlotta, non mi preoccupo troppo. Cadrà comunque in piedi.”
Tratto da “Perché io no?”, di Nicoletta Sipos, Sperling & Kupfer